Il trailer con il numero più alto di dislike su YouTube! Schifezza? Porcata? Irrispettoso verso l'originale? Una “cagata pazzesca”?? …sarebbe stato bello se certi giudizi fossero stati dati DOPO l'uscita del film, ma se così fosse stato probabilmente non li avremmo mai letti. Questo Ghostbusters al femminile era un film da evitare? ...verrebbe da rispondere Si visto il numero spropositato di haters (o meglio dire imbecilli), ma senza questi la risposta sarebbe un grandissimo “ma anche no!” Paul Feig, non nuovo a commedie al femminile, si è fatto carico di questa gran bella responsabilità e, contro tutto e tutti, è riuscito a portare nelle sale questo Ghostbuster a tinte rosa; non si tratta di un reboot, non si tratta di un remake... ma semplicemente di una nuova, odierna versione al femminile di una pellicola di successo uscita nelle sale oltre 30 anni fa. Ovviamente nell'attesa infinita di un terzo capitolo della saga originale o di un vociferato reboot (maschile), TUTTI avranno storto il naso di fronte all'annuncio di questo progetto, ma tutto l'odio esasperato si è rivelato quanto mai stupido ed ingiustificato. La trama di Ghostbusters è analoga al suo originale ed il cast è composto da 4 attrici/comiche statunitensi di buonissima fattura come Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Kate McKinnon e Leslie Jones. Certo, non si può dire che la sceneggiatura sia tra le più originali e che la pellicola sia esente da difetti, ma il regista è stato in grado di dare una propria identità al suo prodotto; le quattro protagoniste sono Sì ispirate alle loro controparti maschili, ma ci vuole ben poco durante la visione per accantonare il ricordo di questi. Abby, Erin, Jillian e Patty (i loro nomi nel film) hanno una propria personalità e una propria caratterizzazione che non pretendono affatto riproporre il “passato”, anche perchè le esilaranti dinamiche tra un gruppo di uomini degli anni 80 non potrebbero mai essere minimamente paragonabili a quelle altrettanto irriverenti di un gruppo di donne nel 2016. La nota molto lieta del film è proprio questa: si ride e si ride tanto! L'alchimia tra le protagoniste, complice anche un inedito Chris Hemsworth perfettamente a proprio agio anche senza martello, in un ruolo comico, non ci mette molto a venire alla luce, e l'intrattenimento risulta valido soprattutto quando al termine della pellicola ci si rende conto di essersi divertiti per più di 2 ore (133 minuti, versione integrale.). I colori della pellicola sono sgargianti ma senza esagerare, gli effetti speciali sono molto buoni e le musiche, un mix tra passato e presente, con rivisitazioni necessarie ed inevitabili, accompagnano senza sbavature un film con il giusto tasso di azione pressochè esente da passaggi “morti”. Certo, oltre al lato estetico del film, qualcosa di più al livello di trama ed intreccio poteva essere fatto, come ad esempio quello dare un background più ampio ed approfondito e motivazioni più valide al villain di turno (nulla di più di quelle del Lex Luthor di BvS!?!), che risulta facilmente dimendicabile. D'altronde è difficile credere che la pellicola sia stata partorita con l'intento di prendersi troppo sul serio, ma quello principale, cioè di intrattenere e divertire, può ritenersi ampiamente raggiunto; inoltre Ghostbuster riesce nel difficile compito di lasciare nello spettatore la voglia di rivedere ancora all'azione le quattro divertenti e sgangherate acchiappafantasmi: sarebbe bello (vista anche la scena dopo i titoli di coda) immaginarsi un sequel... ma purtroppo è una cosa che quasi sicuramente non accadrà. I camei del vecchio cast poi, è come se avessero voluto dare il consenso a questo nuovo progetto, ma non sono stati sufficientemente utili a placare le ire (??) dei già citati haters. In definitiva, Ghostbusters si è rivelato un'occasione persa, ma non da chi ha scritto e diretto la pellicola, bensì da quelle centinaia di migliaia di persone che probabilmente tra qualche anno, visionando finalmente la pellicola, si guarderanno indietro e si renderanno conto di aver preventivamente stroncato un prodotto coraggioso e rispettoso verso i fan della vecchia saga, che avrebbe potuto dare vita ad una nuova divertente ed esilarante saga. Così non è stato, ma una cosa è bene ribadirla ancora: Paul Feig e l'intero cast di questo nuovo Ghostbusters avrebbero certamente meritato una singola, piccola, stramaledetta chance. (in basso il trailer del film, anche in HD)
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[in collaborazione con il sito www.nerdevil.it] Arrivata alla quarta stagione, la prima serie Marvel tratta dal Marvel Cinematic Universe ha deciso di adottare un insolito schema narrativo e di suddividere in 3 parti le 22 puntate di Agents of SHIELD. Questa scelta atipica potrà essere giudicata solo al termine della stagione ma, considerando l'inizio, potrebbe rivelarsi azzeccata. Come si evince dal titolo queste prime 8 puntate hanno come protagonista un grande ritorno in casa Marvel, ossia il Ghost Rider, personaggio dei fumetti che fece la sua prima apparizione nel lontano 1972. Quello che si ha davanti agli occhi, però, non è il centauro che tutti (o quasi) conosceranno, non è Johnny Blaze, ma è Robbie Reyes, ultima incarnazione del Rider, apparsa per la prima volta sui fumetti nel recente 2014. La più grande differenza, quella che balza subito agli occhi, è il mezzo di locomozione: questa volta le ruote non più 2 come per i suoi predecessori, ma 4, e per la precisione quelle di una Dodge Charger del 1969. La narrazione di AoS riprende le fila ovviamente dalla precedente stagione, dopo gli Accordi di Sokovia attuati in Captain America: Civil War, e vede Daisy, alias Quake, ormai fuggitiva dal di nuovo legittimato SHIELD e dai nostri protagonisti, un nuovo direttore dell'agenzia al comando, la presenza degli Inumani ormai di pubblico dominio e il Dottor. Radcliffe alle prese con il progetto segreto AIDA (un Life Model Decoy...ossia un androide!). Qualcosa però, grazie alla “caccia” a Daisy sposterà l'attenzione della squadra anche su altro, qualcosa di misterioso e mistico che a sua volta ha attirato indirettamente anche l'attenzione di un nuovo assassino in quel di Los Angeles, ovvero il fantomatico Ghost Rider: umano, Inumano...o chissà cosa? Questo primo spezzone di stagione, in cui l'azione si sposta interamente sulla costa ovest Americana, fa capire subito, sin dai primi istanti, che non c'è tempo da perdere; le basi per tutte le storyline vengono gettate grossomodo sin dalla prima puntata, lavoro rischioso ma che riesce ad essere non confusionario attraverso dialoghi mai troppo prolungati e mai banali, con beneficio per l'azione. Ai gia numerosi personaggi ne vengono aggiunti altri di non minore rilevanza come il nuovo Direttore Mace, i già citati AIDA (Mallory Jansen) e Robbie Reyes (Gabriel Luna), il fratello Gabe (Lorenzo James Henrie) e lo zio Eli Morrow (Josè Zuniga); nonostante l'affollamento, tutti i protagonisti riescono a ritagliarsi il proprio spazio, riuscendo ad essere tutti a loro modo, chi più, chi meno, influenti ai fini della storia senza risultare presenze messe (o rimaste) lì a caso nella narrazione. L'alchimia tra gli attori veterani della serie era cosa già nota, ed i nuovi ingressi risultano ben intonati in questa assodata coralità. Tra le cose che hanno sempre reso Agents of SHIELD piacevole ed accattivante (oltre ai frequenti riferimenti all'MCU e alla “mitologia” Marvel che fanno leccare i baffi alle schiere di fan/nerd) c'è quel costante clima di doppio giochismo, la sensazione che qualcuno stia tradendo o abbia qualcosa da nascondere a qualcun'altro. Tale sensazione aleggia spesso nelle puntate, d'altronde dopo lo smascheramento dell'HYDRA all'interno dell'Agenzia e le questioni riguardanti gli Inumani, nessun nuovo ingresso è visto di buon occhio, e anche il nuovo Direttore non è escluso. Proprio quest'ultimo rappresenta una piacevole new entry nella serie: volutamente poco approfondito ed enigmatico, Jeffrey Mace (Jason O'Mara) è il personaggio dalle mille sfaccettature, colui che riesce a sorprendere in positivo ed in negativo nei momenti più inaspettati. Il nuovo Direttore è un elemento dal quale tutti aspettano di sapere ancora molto altro col passare delle puntate, ed il suo rapporto ben inscenato di amore/odio col sempreverde Phil Coulson è lo specchio di ciò che pensano gli spettatori. In concomitanza con l'uscita di Doctor Strange (forse un caso), ma soprattutto vista la presenza di Ghost Rider, in questo primo step della stagione si rivedono elementi apparentemente mistici e magici; in realtà questi furono solamente accennati nel passato della serie grazie a centellinati riferimenti al mondo Asgardiano di Thor... che poi “magico” a tutti gli effetti in realtà non è. Nelle primissime puntate si rimane spiazzati di fronte a determinate situazioni, ma lo show grazie soprattutto a due personaggi come Fitz/Simmons che per deformazione professionale “non possono” credere alla magia, riesce a fornire le dovute spiegazioni; certo, ci sarebbe qualcosa da ridire su come vengono esposte queste, infatti molte volte la rapidità con la quale vengono enunciati determinati tecnicismi scientifici non permette allo spettatore di capire con esattezza come/quando/perchè si sia arrivati ad una certa soluzione, costringendolo o a dare estrema fiducia alle parole dei nostri scienziati... o a premere rewind per riascoltare al rallenty la converazione. Detto ciò: “quindi di sovrannaturale non c'è nulla?” ...non esattamente! Un capitolo a parte merita il protagonista da cui prende il nome la parte1 di questa season 4; i maligni affermano che il personaggio di Ghost Rider sia stato inserito (e tenuto “nascosto” fino a poco tempo prima della messa in onda) per far tornare su gli ascolti della serie: la verità probabilmente è che Agents of SHIELD, con i suoi continui rimandi ed interazioni con i film dell'MCU si sia presa il rischio di voler far appassionare più gente possibile a seguire tutti gli show Marvel, finendo per “accontantare” solo i fan più accaniti e “regolari”. Dunque, perchè Ghost Rider? Perchè dopo i fallimenti sul grande schermo della Columbia (accompagnati da Mr. Parrucchino Nicholas Cage) la Marvel ha giustamente provato a rilanciare il suo anti-eroe...e si, se gli ascolti si alzano, tanto meglio! Così gli Studios sono riusciti nel compito di ridare lustro e fascino ad un Ghost Rider inedito, ed è Gabriel Luna ad interpretarlo sia in abiti civili sia in motion capture. Non era semplice introdurre il personaggio, sia in termini di sceneggiatura sia soprattutto in termini di messa in scena, ma il risultato riesce ad essere molto buono per il primo caso e soddisfacente per il secondo; la storyline del Rider è abilmente inserita nelle dinamiche dello SHIELD e col passare delle puntate viene pian piano alla luce il suo background (molto simile alla controparte cartacea), che permette di dare un certo spessore e di empatizzare col personaggio di Robbie Reyes senza ridurlo semplicemente al suo alter-ego col teschio infuocato. Interessanti e divertenti sono le reazioni del resto dei personaggi alla vista del Rider (d'altronde erano abituati ad Inumani e Asgardiani... ma non a questo) così come il rapporto con Robbie Reyes alla luce di ciò in cui può trasformarsi, e che loro non sono in grado di comprendere; a tal proposito, come da schema Marvel non mancano battute e momenti “leggeri”, che riescono tuttavia comunque ad essere meno invadenti rispetto ad altre grandi produzioni Marvel. Per quanto riguarda la messa in scena di Ghost Rider, non di certo semplice, c'è da dire che in generale Agents of SHIELD è sempre riuscita ad avere uno standard abbastanza alto in termini di effettistica (proporzionato ad un budget da serieTV, ovviamente) e anche in questo caso riesce a fare un buonissimo lavoro con il teschio-e non solo-infuocato impersonato da Gabriel Luna. Naturalmente il risultato visivo non può essere paragonabile a quello dei film precedentemente citati (almeno gli effetti speciali li impiegarono bene...!) , ma complessivamente questo Ghost Rider ha ben poco da invidiare al suo predecessore. -Nota di merito per la sua entrata in scena nella puntata di apertura: solamente intravisto dopo i primi 3-4 minuti – nominato tra lo scetticismo di tutti per quasi l'intera puntata – uscito allo scoperto con tutto il suo “ardore” negli ultimissimi minuti. Ottima scelta! Come già detto la stagione 4 di Agents of SHIELD non finisce certo qui, e il finale di questa prima parte lascia intendere che le minacce non sono affatto finite qui; se all'interno dell'agenzia pare che sia stato in gran parte ripristinato l'ordine, il pericolo potrebbe arrivare da qualcosa di inaspettato (o forse no?)... Appuntamento a gennaio con la seconda parte: LMD. La seconda stagione di questo piccolo cult targato Sam Esmail era molto attesa, ma mantenere le aspettative era tutt’altro che facile. Più facile crearne di nuove. La storia, per chi non avesse ancora visionato le prime dieci puntate del 2015, è incentrata sulla magnetica figura di Elliot Alderson (Rami Malek), hacker capace di tutto con un computer tra le mani ma del tutto inadatto a vivere nel mondo reale, affetto come è da paranoie e (tossico)dipendenze varie. Il giovane Elliot, nella prima serie, veniva coinvolto dal misterioso “Mr. Robot” (interpretato sapientemente da Chris Slater) in un progetto rivoluzionario (la F-society) volto a mettere in ginocchio le banche ed i potenti del mondo attraverso una tastiera ed un prompt. Senza soffermarsi troppo sui colpi di scena e sul finale della prima stagione (chi l’ha vista non vorrà leggere l’ennesima recensione, chi non l’ha vista lo facesse perché ne vale la pena), era interessante capire che sviluppo fosse stato congegnato da Esmail e soci per dare un prosieguo degno ad una serie che, in realtà, da un certo punto di vista poteva anche essere perfetta ed auto-concludente. Già, perché il punto è questo: la prima stagione ha sviscerato nel profondo la figura del protagonista, le sue paranoie, la sua follia, fino a toccare il proprio culmine nell’ultima puntata, in cui lo spettatore ha finalmente avuto un quadro completo di Elliot Alderson, ma al contempo ha tenuto incollati allo schermo per capire come potesse andare il progetto visionario della F-society. Ma cosa rimaneva nelle mani degli sceneggiatori per continuare, per un’altra stagione, sugli stessi livelli? Il plot principale è senz’altro accattivante, nel farci vedere cosa ne è stato dell’attacco informatico di cui ci siamo appassionati nella prima serie, nel suo approfondire ancora una volta i torbidi affari della E-Corp (che sembra sempre più l’epicentro di tutti i mali del mondo) e soprattutto nel presentarci gradualmente il mondo occulto del Dark Army (a tal proposito, inquietante ma al contempo entusiasmante è la figura di WhiteRose (BD Wong) , personaggio senza connotati definiti, già apparso in precedenza, ma che sembra meritare un ruolo di assoluto protagonista nella stagione che verrà). Detto in soldoni, però, tutto quello che poteva infiammare della trama principale è stato già abbondantemente svelato nella prima serie, per cui il tentativo di stupire è, sotto questo punto di vista, in parte fallito. Allora spazio ai protagonisti, che in queste nuove dodici puntate sono stati psicanalizzati per bene. Elliot, in realtà, si faceva già psicanalizzare nella prima stagione, ma in questa seconda appare definitivamente fuori di testa, prigioniero di sé stesso, incerto, confuso e chi più ne ha più ne metta. Allora ancora chapeau per Rami Malek, rende benissimo tutto questo e sembra davvero nato per questo ruolo. Mr-Chris Slate-Robot è – dopo le rivelazioni dell’ultima puntata della prima serie – diventato un po’ monocorde, ricompare come il prezzemolo ogni volta che la trama rallenta un po’ e francamente tutta la tiritera del suo rapporto con Elliot stanca un po’. Sotto questo punto di vista probabilmente è stata calcata un po’ troppo la mano, e va bene che Slater è anche produttore della serie, ma forse era il caso di circoscrivere un po’ le sue entrate in scena. Manca molto Tyrell Wellick (Martin Wallstrom), figura di assoluto primo piano nella prima serie, ma che qui aleggia tutto il tempo come un fantasma senza (quasi) mai manifestarsi, relegato, di fatto, ad un ruolo irrilevante ed esclusivamente funzionale a procedere della trama; il vuoto da lui lasciato sarà colmato in parte dalla moglie Joanna (la bella Stephanie Corneliussen), che si mostra tanto perfida quanto fragile. Nota di merito per il vero personaggio nuovo di questa stagione, ossia l’agente dell’FBI Dominique Di Pierro (Grace Grummer): il suo ironico cinismo, la sua solitudine consapevole, il suo ruolo rigoroso portato avanti sempre con meno convinzione la rendono una figura sfaccettata, interessante ed a tratti divertente. Completano il ventaglio di personaggi Darlene (Carly Chaikin), spalla di secondo piano del ben più carismatico Elliot, e l’insopportabile Angela Moss, interpretata credo piuttosto facilmente da Portia Doubleday, dal momento che per tutte le sue apparizioni saranno servite due o tre espressioni facciali (al massimo) che oscillano tra l’intontito e lo spaventato a morte. Tirando le somme, si può dire che anche questa seconda stagione crea un fortissimo hype puntata dopo puntata, dopo un pilot non esaltante né particolarmente ritmato; hype che cresce, cresce, cresce e…beh, qui viene la nota negativa: più che rafforzare l’indubbia forza visiva ed emotiva che connotava la prima stagione, stavolta sembra che si sia messa a cuocere troppa carne al fuoco, senza arrivare però ad un vero punto. Ci sono colpi di scena notevoli, ma al contempo un po’ truffaldini, dal momento che allungano il brodo oltre il necessario (discorso riferito soprattutto alla prima metà della serie) e vengono spesi ogni qualvolta la trama sembra un po’ accartosciarsi su sé stessa. E una cosa un po’ spaventa: sembra che ciò che verrà sarà più finalizzato all’ennesimo shock dello spettatore che ad uno sviluppo coerente e definitivo della storia. Ma vale la pena affrontare questa seconda stagione, un po’ perché dopo aver visto la prima non se ne può fare a meno, un po’ perché in ogni caso Mr Robot rimane ai massimi livelli per fotografia, musiche ed autentici colpi di genio stilistici (eccezionale la sesta puntata, in buona parte girata in perfetto stile sit-com americana anni ’80). Che dire, speriamo che il regista ed ideatore Sam Esmail sappia tenere salde in pungo le sorti del giovane hacker rivoluzionario e non si faccia prendere troppo la mano nel futuro. rece by Il Merlo (in basso, il trailer della seconda stagione, anche in HD!) |
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Gennaio 2019
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