La crisi creativa di Hollywood, tra reboot, remake, requel e revival, è ormai palese a chiunque e ne è ennesima dimostrazione il fatto che nel 2017 tra le pellicole proposte nelle sale ci sia il 18° (diciottesimo!) film della saga di Amityville – dei quali forse un paio degni di nota e distribuiti nei cinema. Inutile ripetere per l'ennesima vola la storia da cui prende spunto la saga il film: tutti sapranno la strage familiare che compì Ronald deFeo Jr. nel 1974 nella casa al 112 Ocean Avenue di Amityville... o perlomeno tutti avranno visto almeno uno dei 17 lungometraggi che precedono questo. Questa nuova pellicola si svolge esattamente 40 anni dopo i citati avvenimenti e narra le (dis)avventure della famiglia di Belle (Bella Thorne), orfana di padre, sua madre, la sua sorellina e del fratello ora tetraplegico in seguito ad un incidente, tenuto in vita artificialmente. Qualche spunto interessante, come la questione sempre attuale sull'eutanasia e l'inutilità dell'accanimento terapeutico, una fotografia discreta e azzeccata, e una recitazione tutto sommato dignitosa, non bastano per rendere questo prodotto degno di nota. Amityville: Il Risveglio non è un pessimo film, sia ben chiaro, semplicemente rappresenta la summa del già visto e rivisto; storia stravista, fighetta di turno da poter inquadrare in slip per casa stravista, personaggi che definire stereotipati è riduttivo, nonostante la presenza di Jennifer Jason Leigh e Dominic Monaghan (Gotham, Shameless). Superfluo spendere troppe parole su 90 minuti standard che regalano qualche brivido e nulla più, senza neanche provare ad offrire qualcosa di nuovo al pubblico (come si è almeno tentato di fare con Leatherface): difficile scegliere l'aggettivo più adatto tra banale e inutile. Com è possibile che in mezzo a nuove e buone saghe horror come The Conjuring e Insidious ci sia ancora chi spera di guadagnare il gruzzoletto con determinate produzioni? Come già detto e come si sente dire da anni... “c'è crisi!” (In basso il trailer della pellicola, anche in HD!)
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E' bene dirlo subito: Gerald's Game (produzione Netflix del 2017) sorprenderà positivamente i lettori del romanzo di King, data la fedeltà con l'opera originale. Già di per sé il libro (pubblicato nell'ormai lontano 1992) rappresenta un qualcosa di atipico rispetto a quanto ci ha abituati Stephen King, seppur riuscendo a mantenere sempre la caratterizzazione dei personaggi che lo contraddistingue, fino a quella capacità di far immedesimare il lettore nel disagio psicologico e la paura dei protagonisti. In questa trasposizione, in maniera un po' diversa rispetto al libro, si riesce comunque a far capire la personalità, gli incubi e i demoni interni di cui non si potrà mai liberare la protagonista. Il tutto condito da due attori all'altezza con monologhi credibili (bravo Bruce Greenwood, bravissima Carla Gugino), una bella casa isolata in riva al lago, problemi di molte coppie e quelle presenze da scoprire (reali o no?); tutti questi elementi rendono la pellicola un bellissimo e godibilissimo thriller/horror che non ha bisogno di jumpscare per sorprendere, grazie alla forte presenza psicologica ed un crescendo di tensione. Nonostante il film sia praticamente quasi tutto ambientato in una camera da letto, i 103 minuti diretti da Mike Flanagan (dopo il buon Ouija-L'origine del Male), scorrono via senza accorgersene; nel suo piccolo probabilmente uno dei più riusciti adattamenti dai libri del Maestro King ed tra i prodotti offerti in questa annata 2017 da Netflix. rece by Spike (In basso il trailer anche in HD) |
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Gennaio 2019
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