[Ecco la mia incompiuta: la recensione di Captain America - Civil War, iniziata mesi fa, il giorno dopo aver visto la pellicola al cinema, terminata ieri sera, dopo averlo rivisto... ora che ormai tutti avranno già scritto e riscritto di tutto sul film. Buona lettura!] Finalmente è arrivata nei cinema, finalmente abbiamo visto la Civil War cinematografica tanto agognata dai fan, con questo tredicesimo film dell’MCU! “I miglior film della Marvel”??? …andiamo per ordine: la “sorpresa” che fu il primo tassello dell’MCU, Iron Man nel 2008, rimane unica; le emozioni che ci regalò il primo Avengers nel 2012, rimarranno insuperabili; l’inaspettato (e vincente!) cambio di toni e di genere di Winter Soldier nel 2014, rimane indelebile; l’immersione nel mondo dei Guardiani della Galassia, sempre nel 2014, rimane indimenticabile. Ed è’ in questa posizione, un tassello sotto i 4 citati film, che è bene collocare questo nuovo capitolo. Tornando alla pellicola, il plot principale era a conoscenza di tutti, quello che era sconosciuto (o quasi) era il vero villain in questione, questo Barone Zemo conosciuto ai fan del fumetto ma non alla stragrande maggioranza degli spettatori, che, come spesso capita nei film dell'MCU, seppur intrigante, non riesce ad essere incisivo come tutti si aspetterebbero da un film di tale portata. L'idea di un cattivo che si muova inizialmente all'ombra di tutto e di tutti, reggendo i fili dello show è come sempre un'idea brillante, ma quello che viene a mancare è il passo successivo... quello che si è avuto con personaggi come Loki, soprattutto, ma anche Kingpin nella serie di Daredevil, o l'HYDRA in The Winter Soldier (ecco, questo esempio non calza proprio a pennello). Tralasciando l'enorme differenza tra lo Zemo del fumetto e quello cinematografico, c'è da aggiungere che le motivazioni che lo spingono alle sue azioni sono Sì valide, ma un po' troppo scontate, e il suo piano, seppur geniale, forse “leggermente” troppo complicato e con molte variabili... si spera, come lasciato intendere nel finale, che questo personaggio possa trovare spazio ed una meritata evoluzione nelle prossime pellicole. Ecco sono partito con il parlare subito di questa “pecca” , in quanto ritengo sia l'unica del film, così da poter liberamente parlare di tutto il resto, cioè di quanto spettacolare ed emozionante ci abbia offerto questa Civil War...cioè, tutto il resto. I toni delle pellicole targate Marvel Studios ormai sono ben chiari e questo capitolo non rappresenta di certo un'eccezione: un tono apparentemente serio, costellato al punto giusto di momenti divertenti e siparietti comici, come la 'visita' di Tony Stark a casa Parker, e momenti più “profondi” e autorevoli. Per quanto riguarda i personaggi “già noti” al pubblico, ognuno di essi riesce ad avere e a ritagliarsi un proprio spazio più o meno significativo, senza risultare una comparsata messa lì solamente per fare numero (l'esempio lampante è AntMan); anche i legami tra questi vengono gestiti piuttosto bene, non alla perfezione (immaginiamo per questioni di durata, visto l'immenso cast) ma comunque in maniera non casuale, uno tra tutti, gli sguardi e gli scambi di battute tra Wanda e Visione, ma anche quello tra Bucky e Cap, o quello teso tra quest'ultimo e Tony Stark. Le scene d'azione, come prevedibile, sono presenti in maniera cospicua, ma mai buttate lì a caso solo per creare azione senza senso; parliamo di scontri tutti funzionali allo sviluppo della storia, che riescono ad intrattenere magistralmente gli spettatori di tutte le età, anche perchè sceneggiati alla perfezione in modo da permettere a tutti i protagonisti di mettere in mostra le loro abilità. Nelle oltre 2 ore e mezza del film (che non sono poche, se si pensa che è la durata anche di Batman V Superman.....) è ben gestito l'equilibrio tra azione e dialoghi, facendo risultare il film mai troppo “casciarone” e mai troppo discorsivo da poter avere momenti noiosi, d'altronde i Fratelli Russo si erano dimostrati più che abili in questo gia in The Winter Soldier. Ma il vero “capolavoro” di questo film e degli sceneggiatori, è stato quello di riuscire ad introdurre in mezzo ad una trama piuttosto ampia, ed in mezzo a numerosi personaggi gia presenti, 2 new entry non da poco conto come Pantera Nera e SpiderMan; il primo, soprattutto per motivi di sceneggiatura, risulta più approfondito ma al punto giusto da lasciare gli spettatori con un senso di “oh, è fantastico! Ho capito chi è e cosa fa...ma voglio sapere di più!! Com è il Wakanda? Come si vive lì? Perchè è diventato cosi?? cosa farà ora? ...cosa faceva prima??” ecc... Fantastica inoltre la sua resa visiva, caratterizzata da un design del costume mozzafiato, e molto buona la resa del suo alter ego T'Chaka, grazie alla prova di Chadwick Boseman. Non a caso, molti critici hanno riportato in maniera entusiastica che in alcuni tratti il film pareva essere un “trailer” dell'imminente film di Black Panther (2018), personaggio serioso e di pregiata fattura dell'Universo Marvel, che merita gli approfondimenti e il giusto spazio, che sicuramente avrà. Discorso diverso va fatto per SpiderMan, presente con un minutaggio nettamente inferiore al re di Wakanda, ma superiore a quello che ci si potesse aspettare; l'approccio al giovanissimo Peter Parker (come OVVIO che sia, rispetto ai precedenti film) è quello ad un personaggio del quale tutti ormai, pur non volendo, sanno tutto e nella pellicola vengono infatti solo accennate le sue risapute origini, che comunque potrebbero essere riaffrontate nel suo nuovo stand-alone (Luglio 2017) nonostante sarà ambientato dopo la Civil War. Quel poco che riesce a trasmettere la pellicola tramite Tom Holland è forse il ragnetto che tutti avrebbero voluto sempre vedere: un quindicenne semplice, genuino, ancora insicuro di se, legato alla Zia May (la bella cinquantenne Marisa Tomei) , ancora alle prime armi (chiacchierone) ed acerbo come “supereroe”, ma già in grado di fare la sua parte; divertentissima e quasi paterna l'alchimia tra lui e Tony Stark, magnifica la resa visiva in costume, anche se con eccessi di CGI in alcuni tratti, e ben studiato e non forzato il “pretesto” usato per far camparire finalmente SpiderMan nell'MCU. Captain America-Civil War non avrà lasciato insoddisfatto nessuno, se non i soliti bacchettoni. Quello che lasciano i film Marvel è sempre quella sensazione di appagamento, ma allo stesso tempo quella voglia di sapere cosa ci sarà dopo, come evolveranno le storie di tutti...e magari di sapere chi altri si unirà a questa grande famiglia (ora divisa); l'appuntamento con le Arti Mistiche di Novembre, è gia vicino.
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Lo ammetto, appena scoperto un paio di giorni fa che era già possibile vedere il nuovo KICKBOXER (in sub-ita e in buonissima qualità), non ho resistito alla tentazione di guardarlo immediatamente... nonostante io abbia già una lista abbastanza lunga di film anche più “importanti” da vedere. Sarà che, chi come me è nato a cavallo tra gli anni 80' e 90', è indubbiamente cresciuto assieme ai film con Van Damme, sarà che proprio la sua annunciata presenza ha fatto alzare l'hype per la pellicola, sarà che tra i protagonisti ci sono anche Dave Bautista e Gina Carano, sarà che “sanguini come Mylee quando l'ho posseduta” riecheggia ancora nella mia mente... ma io non ho perso tempo, e l'ho visto senza pensarci un minuto di più. Kickboxer-Vengeance è il remake di Kickboxer-Il Nuovo Guerriero del 1989, a cui sono seguiti 4 dimenticabilissimi sequel (che in molti, fortunatamente, addirittura non conosceranno), con protagonista assoluto un Jean Claude Van Damme all'epoca al top della popolarità...e della forma fisica, in cui interpreta Kurt Sloane, fratello di Eric Sloane, che per vendicare il fratello arriva a sfidare il terribile campione di Muay Thai Tong Po. La trama di questa nuova pellicola riprende solo questi tre personaggi, andando a modificare gran parte della storia originale a cui si ispira. Adesso Tong Po è un maestro di Muay Thai, allena giovani lottatori da cui è trattato con lo stesso timore reverenziale che si sarebbe potuto avere 3000 anni fa per un faraone, e fa incontri clandestini sui quali la polizia sta indagando; ha già incontrato Eric, e Kurt è già sulle sue tracce, pronto ad essere allenato dallo stesso allenatore del fratello. Siamo di fronte ad un film piuttosto diverso rispetto a quello di 27 anni fa, con un plot non poco differente dall'originale, col quale prevedibilmente non regge il paragone. La scelta di cambiare è coraggiosa, ma complessivamente l'intreccio non riesce a ricreare l'impatto emotivo a cui eravamo abituati, e ne è un esempio la prevedibile storia d'amore che intraprende il protagonista, che poco o nulla aggiunge nel quadro generale. Dave Bautista non è male nel ruolo di Tong Po, con uno sguardo meno “assassino” e glaciale del suo predecessore, ma con una convinzione (una stazza!) ed un background del personaggio, che lo rendono ugualmente temibile. Gina Carano, dopo Fast&Furious 6 e Deadpool, ci ha preso gusto nel fare le parti da stronza, e infatti la faccia (e non solo) da badass non le manca, peccato però che il suo personaggio non sia stato approfondito a sufficienza...un'altra piccola occasione persa. Poi c'è Alain Moussi, che non può reggere il peso dell'eredità di una leggenda come Van Damme, nonostante gli apprezzabili ed evidenti sforzi, e le sue effettive capacità fisiche: credibilissimo nelle scene d'azione, molto meno quando è in abiti civili. Poi c'è proprio lui, Van Damme, qui nelle vesti di Durand, allenatore come Stallone in Creed, ma ancora in perfetta forma fisica, tanto che sarebbe ancora in grado lui stesso di salire sul ring; quello che ne esce fuori è un ottimo e irriverente allenatore... ma un pessimo motivatore, che con il suo allievo non riesce a creare quel legame intimo e profondo, come fece il buon Xian Chow nell'originale: sarà per colpa sua, sarà per gli sceneggiatori, ma manca un convincente sviluppo del loro rapporto. Le battute quando è all'angolo del suo uomo, poi, sono così povere,fredde e quasi fastidiose, che lo “SPACCALO IN DUE!” di Paulie in Rocky IV, in confronto è poesia; so che non è Van Damme a scrivere i dialoghi, ma sarebbe bastato veramente poco per migliorare la resa emotiva dell'incontro. Un plauso va alle scene di combattimento: non sarò esperto in questo, ma riescono ad essere più interessanti e “studiate” del solito, e regalano uno scontro finale di forte impatto visivo, degno di nota almeno dal punto di vista “fisico”, visto che, come già detto, dal punto di vista emotivo lasciano lo spettatore quasi distaccato. Quello che rimane dopo la visione del film è la sensazione di aver passato una gradevole ora e mezza carica di nostalgia e del giusto fan service cotto a puntino, nella speranza che arrivasse quella scintilla che ci ha fatto innamorare della pellicola originale ma che, probabilmente, appartiene ormai ad un altro cinema. (QUI SOTTO, IL TRAILER DEL FILM, ANCHE IN HD) Dopo Man of Steel e Batman V Superman arriva sul grande schermo il terzo atto del DC Extended Universe in collaborazione con la Warner Bros, Suicide Squad, questa volta non diretto (per molti, fortunatamente!) da Zack Snyder, bensì da David Ayer. Come già detto in precedenza, continua a grandi (e frettolosi) passi il tentativo della DC di creare un suo universo cinematografico in grado di poter contrastare l'avanzata costante del Marvel Cinematic Universe, questa volta introducendo (come fatto dalla Marvel con i Guardiani della Galassia…ma dopo ben nove film!) un gruppo di anti-eroi, o per meglio dire criminali, che motivati/ricattati per bene, possano fare anche qualcosa di buono. Il film riprende la narrazione proprio dopo gli avvenimenti di Batman V Superman, con l'agente governativo dell'ARGUS Amanda Waller che, in seguito all'avvento e alla “morte” di Superman ha in mente di allestire un “Task Force X” di “cattivi”, di bad guys da usare come risorse sacrificabili in missioni ad alto rischio e (parole sue!), come difesa nel caso un altro simil-Superman, non pacifico, volesse attaccare la Terra. Di questa Task Force X, capitanata dal colonnello Rick Flag con l’ausilio di Katana, fanno parte il cecchino/sicario n°1 al mondo Deadshot, la bella/sociopatica/ex-psichiatra Harley Quinn, l'ex gangster pirocinetico El Diablo, il ladro Capitan Boomerang, il simil-coccodrillo antropomorfo Killer Croc, e l’inutile Slipknot, del quale non vale la pena spendere neanche mezza parola; per intenderci, individui che Superman farebbe fuori con un pugno dato dolcemente, una testata (ma basterebbe anche soltanto il ciuffo), un calcio dato con la gamba rotta, una scorreggia abbastanza impegnativa. Ah, però c’è anche l’Incantatrice, ma non sapendo ancora di preciso quali sono le sue potenzialità, esula dal discorso… però sappiamo che Cara Delavigne nei panni di June Moone, sa regalare espressioni da pesce lesso non indifferenti! Oltrepassata questa piccola faglia, la pellicola nella prima parte si occupa di presentare uno ad uno, in maniera ben delineata, tutti i personaggi attraverso le parole della boss Amanda Waller, tramite addirittura descrizioni coloratissime, scritte in stile fumettistico e attraverso vari flashback in cui poter ammirare, seppur per pochissimo, altre conoscenze dell’universo DC. Il tutto, accompagnato da una bellissima tracklist di canzoni messe lì forse un po’ a caso, al contrario di Guardiani della Galassia (il paragone è d’obbligo) dove avevano un preciso significato ed una certa collocazione storica, ma dopotutto molto godibili. Terminati i dovuti preamboli, tutto d’un tratto ci si trova catapultati nel vivo dell’azione, nel vivo della missione della Suicide Squad, con Harley Quinn e Deadshot in prima fila (la prima presumibilmente perché compagna di un personaggio rilevante come Joker, il secondo probabilmente perché è Will Smith ad interpretarlo), contro un villain del quale non si conoscono appieno i poteri, che sta costruendo (non si sa come e di quanto tempo abbia bisogno per farlo) un “qualcosa” per distruggere il mondo. Spero che dalle mie parole si sia capito che non siamo davanti ad uno dei migliori cinecomics realizzati fino ad oggi, forse per una sceneggiatura troppo semplice (il che, se dobbiamo dirla tutta, molte volte non è affatto un male), ma più che altro per il modo in cui viene grossolanamente portata avanti; sentire poi, tanto per fare un esempio, un criminale o per meglio dire, uno dei CATTIVI in questione, che dopo meno di 24ore di missione parla della squadra come “famiglia” , è piuttosto forzato…e assurdo. Complessivamente, se viste senza grosse pretese, le 2 ore di Suicide Squad sono senz’altro gradevoli e scorrevoli, riescono benissimo ad intrattenere (tra i primi obiettivi per pellicole del genere) e, a differenza dei due predecessori, divertono; divertono perché in fondo non siamo di fronte a criminali così cattivi come si vorrebbe far credere, perché Will Smith, sempre in forma, proprio non sa essere cattivo e non riesce a non strappare qualche risata. Ci si diverte perché Margot Robbie, oltre a essere perfetta per la parte di Harley Quinn, è esilarante e sempre sopra le righe; perché Killer Croc risulta tutto meno che ripugnante, e quelle poche volte che apre bocca riesce a far ridere anche lui, e lo stesso si potrebbe più o meno affermare per il resto del team; l’unica vera cattiva, fredda e spietata, risulta alla fine Amanda Waller, anche lei caratterizzata a pennello da Viola Davis. Manca qualcuno all’appello? Ah si : “…E JOKER??” Joker c’è! Joker NON fa parte della Suicide Squad e non fa parte della maggior parte del film, ma la sua presenza aleggia per quasi l’intera pellicola e la performance di Jared Leto è tutt’altro che negativa. Ovviamente in questo caso non si accettano paragoni con i precedenti Joker cinematografici, perché ogni grande attore che ha interpretato Joker in passato ci ha regalato una valida e differente versione del personaggio, così come sono differenti le versioni che ha avuto nel corso dei decenni un personaggio così particolare e controverso come Joker! Quello di Leto è un Joker gangster, perverso, che riesce a strappare una risata un secondo dopo averti fatto rabbrividire; un Joker anche abbastanza moderno, con tanto di tatuaggi, abiti sgargianti e auto di lusso, che attraverso il rapporto con Harley Quinn manifesta tutta la sua instabilità e malata passione. Di più non si può dire, visto che la sua presenza nella pellicola si aggira attorno ai 15 minuti, ma la voglia di vederlo con più spazio a disposizione nei prossimi film è tanta. Ah, dimenicavo… c’è anche Batman! |
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Gennaio 2019
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